Da un paio d’anni trovare personale nel mondo della ristorazione è sempre più complicato. Ormai si è capito: il mercato del lavoro è cambiato e probabilmente non tornerà più quello di prima. Vuoi perché i potenziali collaboratori hanno compreso le criticità del nostro settore, vuoi perché si è diffusa una nuova consapevolezza per cui il lavoro dev’essere al servizio della vita privata e non viceversa.
Di questo argomento Coffee Today ne ha parlato approfonditamente in un recente articolo (lo trovi QUI), ma c’è un aspetto che troppo spesso viene ignorato: la cura delle persone che già lavorano con noi e che finiscono per essere date per scontate.
Per capire quanto sia importante puntare sulle persone già in organico partiamo da una semplice domanda: “quanto costa davvero inserire un nuovo collaboratore?”
Innanzitutto ci sono i costi da sostenere per la ricerca, perché anche qui possiamo ormai dichiarare defunti i tempi in cui i curricula piovevano a frotte nei locali.
Come minimo occorrerà investire qualche euro per sponsorizzare l’annuncio di lavoro e che sia sui social o sui portali specializzati, la visibilità si paga.
Poi naturalmente andranno concordate le condizioni economiche con la nuova futura risorsa e le leggi di mercato garantiscono che quando la domanda supera l’offerta, i prezzi si impennano. Mettiamoci il cuore (ed il portafoglio) in pace, il coltello dalla parte del manico non è più nelle mani dei titolari di locali.
Concordate le condizioni e firmato un contratto (si, anche la parcella del consulente del lavoro è un costo da considerare), dovremo prevedere un periodo di formazione. In questo caso il prezzo da pagare è duplice, perché oltre alle ore di affiancamento che andranno comunque retribuite, ci sarà anche un costo energetico da sostenere. Sia che la formazione sia svolta direttamente dal titolare, sia che venga demandata ad un collaboratore più esperto, trasmettere ad una nuova risorsa tutto ciò che deve sapere per prestare servizio al meglio nel locale ed assicurarsi che abbia assimilato il tutto, comporta un dispendio notevole di energie.
E sia chiaro, non si pensi che quest’ultima parte sia opzionale, perché il prezzo da pagare in alternativa sarà certamente più salato!
Oltre a questo, avremo poi la formazione di legge (HACCP, sicurezza generica e specifica) che ovviamente, manco a dirlo, rappresenta un ulteriore costo!
Insomma, tirando le somme non è difficile immaginare come selezionare un nuovo collaboratore costi fino a 9 di più che fidelizzarne uno già presente.
Quindi, perché aspettare che manifesti la sua volontà di rassegnare le dimissioni per trovare il tempo per parlarci?
Perché attendere quel momento per offrirgli qualche incentivo economico? Magari solo perché terrorizzati che finisca a lavorare con la concorrenza, portandosi dietro una buona parte dei clienti abitudinari…
Definire dei momenti di confronto periodici, offrire riconoscimenti economici adeguati, magari tramite un piano condiviso di incentivi, e prevedere un sistema di welfare che fornisca vantaggi extra può fare la differenza.
Così come investire nelle persone, offrendo un ambiente di lavoro gratificante e sviluppando un rapporto di fiducia reciproca, può contribuire a mantenere il personale soddisfatto e impegnato nel lungo termine.
Queste sono solo alcune delle azioni che si possono, o meglio, si dovrebbero attuare, per fidelizzare i collaboratori già in essere, prevenire l’emergenza e, in fin dei conti, per risparmiare denaro.
Nel panorama attuale del settore della ristorazione, la fidelizzazione del personale riveste un ruolo cruciale. Investire nelle persone, anziché limitarsi a cercare costantemente nuovi talenti, può portare a un risparmio significativo a lungo termine. In altre parole, prendersi cura dei dipendenti, offrire loro opportunità di crescita e riconoscimenti adeguati, rappresenta una strategia vincente per affrontare le sfide del mercato del lavoro odierno.